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LA CAMPAGNA GAY FRIENDLY FA CROLLARE I FOLLOWER DI SUITSUPPLY

Suitsupply Coolcuore

Può una pubblicità gay friendly nuocere all’immagine di un’azienda? A quanto pare sì.

La moda accetta l’omosessualità?

L’azienda d’abbigliamento maschile Suitsupply, con sede nei Paesi Bassi, ha lanciato online nelle scorse settimane la nuova campagna primavera/estate 2018. Pubblicità che ha voluto rompere un pò le regole, presentando modelli in posa come coppie gay. Lontano da essere immagini volgari, la campagna mostra bellissimi ragazzi in pose ammiccanti fra di loro, ma senza mai superare i limiti.

Prima del lancio della pubblicità Fokke de Jong, fondatore e amministratore delegato del marchio, aveva anticipato i contenuti della campagna come in controtendenza, sottolineando il ruolo fondamentale che l’attrazione svolge nelle pubblicità di moda: l’attrazione fra due uomini avrebbe di sicuro giocato un ruolo importante per il suo marchio, dato le attese del mercato. De Jong aveva tenuto conto delle potenziali critiche, ma non si era detto preoccupato, affiggendo i cartelloni pubblicitari nei 91 negozi di 22 Paesi diversi, oltre ad aver lanciato la pubblicità su Twitter, Facebook e Instagram.

Suitsupply discriminata per la pubblicità gay friendly

Il pubblico ha invece smentito De Jong, accusando il suo marchio di “promuovere la vita omosessuale”. Moltissimi reclami sono piovuti così sull’azienda che, secondo il quotidiano olandese NRC Handelsblad, avrebbe perso oltre 12.000 follower sul suo profilo Instagram dopo la pubblicazione delle pubblicità.

Dure le critiche da parte dei seguaci di Suitsupply: c’è chi dice di amare gli abiti del marchio ma “Non mi piace scorrere le immagini di Instagram e vedere un uomo in atteggiamento romantico con un altro uomo”, chi si ritiene discriminato perché la sua vita di coppia non è rappresentata da questa campagna e ancora chi ha paura di rischiare di essere bollato anche lui come gay perché la società si aspetta che certi outfit servano per attrarre le donne e non gli uomini.

Accuse dure che rischiano di far crollare le vendite degli abiti che, visti nella pubblicità indossati da ragazzi gay, sono ora ritenuti da omosessuali. L’inattesa risposta del pubblico ha quindi mostrato quanto non si sia ancora raggiunta l’emancipazione per i gay.

COC, gruppo attivista per i diritti gay, ha detto che le reazioni dimostrano che nemmeno nei Paesi Bassi gli omosessuali sono pienamente accettati: “Senza visibilità non si ottiene accettazione e questa campagna contribuisce alla visibilità” ha detto il portavoce Philip Tijsma.